Wednesday, April 18, 2012

Da girandolandia alle radici sul cocuzzolo

Che faccio? Ricomincio a scrivere?
In questo periodo, grazie ad una serie di avvenimenti concatenati, avrei pure il tempo di farlo.
E' trascorso poco più di un anno dall'ultimo post, eppure sembra davvero passata una vita, forse anche due. Ai tempi, lavoravo su internet, come customer care online. I lavori su internet fanno tanto fico quando ti vanti in giro, ma poi si realizza presto che da lì ad un real job c'è un abisso. La prima parte della mia vita lavorativa è stata costituita esclusivamente da lavori "reali". Quando ho iniziato a fare l'impiegata nel lontano 1998, non avevo ancora internet a casa, e fu così fino al 2002, anno in cui uno scatolone marcato IBM fece il suo ingresso trionfale dalla porta, e ne uscì come spazzatura quattro anni dopo. La seconda parte di questa vita, l'ho passata a sognare un'occupazione online. Durante la terza parte, ho lavorato online. Ora da circa un anno mi sono felicemente assestata nella quarta parte "ridatemi un lavoro vero, che è meno noioso, meno stressante, e più remunerativo".
Purtroppo, il non avere assicurato una continuatività al mio curriculum, ha implicato l'onere di dover rifare la gavetta. Poco male, con meno responsabilità si vive meglio. Nel periodo in cui ho smesso di scrivere qui sopra, ero appena stata assunta da un commercialista psicopatico, e vivevo in centro a Firenze, a due passi da ponte vecchio. Vivere nel centro di una capitale turistica sempre affollata, è bellissimo. Almeno per il primo anno. Mentre camminavo per recarmi in ufficio passavo davanti al duomo tutte le mattine, e sembrava di vivere in una cartolina. Poi che è successo? Il trentennismo borghese della peggior razza ha iniziato a farsi strada.
"Qui non si può tenere l'auto, i parcheggi sono a mezz'ora di cammino, e nella ZTL senza permesso non si può entrare nemmeno un minuto per scaricare la spesa." 
"Le sei bottiglie di acqua portate in spalla dall'altra parte del ponte, pesano sempre di più".
"Lo smog."
"Le file ordinate di giapponesi che devi scavalcare ogni volta che esci di casa".
"Gli studenti americani ubriachi che ti suonano il campanello alle due di notte".
"Lo smog."
"La sella della bicicletta rubata dopo soli tre giorni".
"La bicicletta rubata dopo una sola settimana".
"L'unica vicina iper logorroica di tutto il centro che ti fa le piazzate sulla porta".
"Il microlocale è piccolo per viverci in due".
"L'armadio del microlocale può contenere solo un quarto del vestiario di uno dei due".
"Il microlocale è nel sottotetto e d'inverno l'umidità di notte appanna lo schermo del cellulare".
"Il vecchio ascensore del palazzo pare attaccato coi denti".
A ridosso della scadenza del contratto a tempo determinato non ci ho pensato due volte. Prima, per non smentirmi mai ho prenotato un viaggio a Berlino, poi ho iniziato a mandare curriculum per posti di lavoro sul cocuzzolo.
L'uomo fortunato lavora in un'azienda del cocuzzolo da quando siamo tornati dagli Stati Uniti. Un posto bellissimo, dove fanno un sacco di feste e li portano sempre a mangiare al ristorante. 
L'uomo fortunato, quando vivevo in centro, si alzava alle sette per andare in treno lassù. 
E' successo tutto durante il mese di agosto 2011. A Firenze facevano 40 gradi, e nonostante la mia pressione bassa sono riuscita (andando anche 10 giorni a Berlino) a farmi assumere come impiegata da una tizia con evidenti problemi di menopausa assassina, e a trovare una casa in affitto abbastanza grande per due. Ero consapevole che il rapporto di lavoro non poteva durare, ma avevo bisogno della scusa per trasferirmi immediatamente sul cocuzzolo con l'aria buona, e il parcheggio sotto casa.
Lo sport preferito della mia nuova datrice di lavoro era urlare addosso agli operai immigrati, e farli lavorare anche il sabato e la domenica, senza mai un grazie. Gli italiani, guarda caso, dopo averla sopportata per qualche mese, scappavano a gambe levate. Fortunatamente in ufficio le cose andavano un po' meglio, ma quando mi è scaduto il contratto, non avevo più bisogno della scusa, e perciò mi sono detta che il mostro urlante l'avevo già sopportato abbastanza. Come se non bastasse il suo carattere, a dicembre si permise pure di cancellarmi le ferie all'ultimo minuto, e per colpa sua non sono potuta andare in Sicilia.
E così eccomi qui.
Ora le parti si sono invertite, sono io che scendo giù dal cocuzzolo in treno la mattina presto, per venire ad occupare una scrivania da segretaria in un tranquillo ufficio del centro.
Ho ancora voglia di viaggiare, anche se non come prima. Adesso a casa ci sto troppo bene.
La prossima meta? Se tutto va bene, spero Cracovia.



6 comments:

  1. Ti leggevo tempo fa, sono contenta di ri-leggerti. Io sono in Nuova Zelanda con un lavoro online e mi chiedo perchè sono qui quando finalmente ho trovato casa nell'angolo di mondo che prima facevo fatica a sopportare. Pur amando profondamente questo viaggio e questa terra, anche io a modo mio non vedo l'ora di tornare al cocuzzolo :)

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  2. ah, che bello... speravo tanto in un nuovo post!
    Bentornata! :)

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  3. Siedi sulla riva del fiume.... e vedrai passare un nuovo post di Simona.....
    Di quale cocuzzolo parli ? Direzione Mugello/Faenza, Pontassieve/Forlì o Tavarnuzze/Siena ?
    Quanto pensi che durerà questo tono da ex (viaggiatrice, navigatrice professionista) ?

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  4. Contenta che tu sia ritornata!
    Ma...una domanda...forse non ho spulciato bene nel blog, ma, hai anche un post su Istanbul?
    Ci sei mai stata?

    A presto.

    Bri.

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  5. purtroppo Istanbul mi manca! ci sono stata solo virtualmente leggendo l'omonimo libro di Pamuk, e dev'essere splendida :)

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